Il 14 Giugno 2007
Guido
è morto dopo una lunga malattia.
Nonostante questo, non sono riuscito a rivederlo in faccia, neanche da dietro il vetro della camera
sterile dove da settanta giorni era rinchiuso. Prima stupidi miei impegni, poi lui non stava troppo
bene, e giustamente non voleva ricevere più visite di quanto non fosse assolutamente necessario.
In una settimana le sue condizioni sono drasticamente peggiorate, e il mio proposito non si è tramutato
nel coraggio di affrontare la situazione, di vederlo anche distrutto e spossato.
Tanti anni fa, ci siamo incontrati per caso, complice l'analoga passione della tecnologia. Internet non
esisteva se non per pochi accademici: ci si incontrava fisicamente per giocare. Con quello
che era ed è, fondamentalmente, un giocattolo cosotoso: un computer ed i programmi che ci girano sopra.
Io, ora come allora, programmatore vale a dire uno che i programmi li scrive e li crea. Lui, uno che i programmi
li installa, li prova, vede se stanno assieme e li giudica per quello che fanno. Che poi è sempre meno
di quello che si vuole.
E' cominciata così. Ma col tempo abbiamo condiviso anche altro: viaggi, vacanze, musica, libri, film...un
pezzo della nostra vita. Una amicizia. Perché si comincia sempre così, dalle cose piccole, insignificanti.
E poi sento al telegiornale che il computer ed internet portano dipendenza e quindi,
alienazione, sudditanza. Non lui. Non io. E se siete intelligenti, neppure voi.
Odio gli addii. Odio la retorica e l'ipocrisia che molti hanno verso la morte. Al funerale ho stretto la
mano a sua moglie senza dirle nulla. Spero di aver detto con gli occhi quello che con le parole non
riuscivo a dire. Si meritava ben di più, è una donna eccezionale. Io ho fatto così poco per lui e per lei...
troppo poco. Mi vergogno.
Mi mancherai. Ma mi ricorderò di te. Nessuno muore veramente finché rimane il ricordo.
Chissà se quando verrà il mio turno, farò lo stesso effetto.
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