La lunga assenza è dovuta a diversi fattori. Il primo si chiama banalmente "rilascio di
software" e quando bisogna fare N test e cambiare N cose nel più breve tempo possibile
divento poco reattivo al resto.
La seconda è che nel frattempo stavo studiando una nuova "faccia" al sito, o meglio,
una nuova faccia per le sezioni esterne a questo BLOG, e qualche miglioria generale.
Il tutto ha generato una serie di ritardi.
Ho deciso di rimandare la ristrutturazione a dopo, e scrivere ora col vecchio stile.
La fusione va avanti
Il mondo intanto continua a girare.
In particolare, si sono definite una serie di procedure attuative della fusione tra Nokia
e Siemens, formalmente non ancora approvate dall'Antitrust come ci dicono di ricordare in
ogni mail che mandiamo, anche se nessuno pensa che lo stesso avrà nulla da ridire a riguardo.
La procedura attuativa della fusione è decisamente complessa, molto più complessa di una
fusione "standard", almeno per quelle che conosco io.
Innanzitutto Siemens Italia cederà tutti gli asset appartenenti a Siemens COM su di una
società a responsabilità limitata, a quanto pare per un giorno, per poi far confluire
tutto questo in un'altra SpA creata per l'occasione, la quale farà capo ad una società di
diritto olandese, o meglio a due, una intestata a Nokia e l'altra a Siemens.
Negli stati dove sono presenti attività sia Nokia che Siemens che confluiranno nella
fusione, saranno comunque create due società, sempre facenti capo al quartier generale
olandese, sulle quali verranno attestati gli asset delle rispettive società.
Dico sembra perché non c'è molta chiarezza a riguardo, le notizie sono abbastanza frammentarie,
e non si può certo dire che la società sia minimamente interessata a spiegare i dettagli
dell'operazione.
Che si sia scelta una società di diritto olandese come sede legale anziché una finlandese
o tedesca ha probabilmente un senso dal punto di vista fiscale. I motivi per cui di fatto
esistano due società distinte su cui fa ruotare la fusione Nokia-Siemens sono invece più
specifici agli accordi (sconosciuti nel dettaglio) firmati dalle parti, ed hanno tutta
l'aria di essere delle exit-strategy in caso di problemi tra le parti.
Insomma, se uno dei due rompe, è come una sorta di divisione dei beni nel matrimonio:
ognuno si riprende quello che aveva prima. La dice anche lunga sulla reale volontà di
integrazione ed il suo effettivo dispiegamento: se i presupposti sono questi sarà
una operazione lunga e dolorosa.
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